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Telegono, il figlio della Maga Circe

Telegono, il figlio della Maga Circe

La presentazione del volume Frammenti di Telegonia è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 14: Circe – La seduzione e la magia.

Care amiche, cari amici, a conclusione dei post su Circe, siamo molto felici di presentarvi il primo volume nella collana ANONIMO DI CHIO della Casa Editrice Ericlea, che parla proprio del figlio che la Maga Circe ha avuto assieme a Odisseo, che tanto spazio ha nella profezia sul futuro del re di Itaca, profezia pronunciata da Tiresia nell’Ade (vedi qui, se non ricordi l’episodio).

Lasciamo la parola al curatore della collana, il Dr. phil. I Andreas Barella, che ci presenta la genesi di questo progetto. Ringraziamo la Casa Editrice per il permesso di pubblicare l’estratto.

DALLA PREFAZIONE AL VOLUME: “Nella primavera di un paio di anni fa partii in vacanza con un amico. Si trattava di un viaggio di svago per ridonare linfa a un’amicizia da troppo tempo negletta. Ma era anche un viaggio di studio, di ricerca di immagini e atmosfere mitologiche. La meta era il Mar Egeo e le sue isole, soprattutto quelle orientali al confine con la Turchia. La scoperta dei quaderni all’origine di questo libretto è avvenuta grazie a un incontro fortuito sull’isola di Chio, la supposta terra natale di Omero. Una anziana signora ci ospitò nella sua casa dopo che eravamo stati colti dalla notte nell’entroterra durante una gita fra i monasteri che punteggiavano le colline. In gioventù la donna era emigrata in Inghilterra e parlava un po’ di inglese. Morto il marito era tornata sulla sua isola, nell’antica casa di famiglia dove ci ospitava con squisita gentilezza e generosità.

Ci mostrammo appassionati di mitologia. Colpita dal nostro amore per Omero ci narrò di un curioso personaggio di cui le parlava la nonna. Un viaggiatore, forse inglese forse prussiano, che sua nonna chiamava in turco Deli Amca, “il vecchio pazzo” e che proprio in quella casa aveva vissuto e dove, dopo lunghi incontri con anziani narratori dell’isola e della terraferma vicina, aveva riempito una serie impressionante di quaderni. Incuriositi le chiedemmo di cosa parlassero. Lei ci rispose che si trattava di storie che il vecchio raccontava la sera a sua nonna e a sua madre bambina, accompagnandole con la lira. Chiedemmo che fine avessero fatto quaderni e strumento e lei allargò le braccia, rispose che non sapeva se esistessero ancora. Da bambina ricordava di averli visti accantonati su vecchi scaffali in una piccola stanza abbandonata.

La mattina dopo andammo a cercarli. La camera del vecchio c’era ancora: nessuna traccia della lira ma il locale era pieno di quaderni di pessima qualità, ingialliti. Alcuni in buono stato, altri rovinati dall’umidità del contatto con i muri, altri si intravvedevano sotto un sottile strato di intonaco, utilizzati chissà quando e da chissà chi per isolare la parete meno esposta al sole, altri ancora erano stipati in due valige di pelle che dovemmo forzare in quanto le cerniere erano talmente arrugginite da impedire l’apertura. Anche se parziale, si trattava pur sempre di una scoperta straordinaria: 108 quaderni di 96 pagine ciascuno (82 in buone condizioni, 16 ricuperabili, 10 in stato pessimo) e il ricordo della nostra squisita ospite di almeno altrettanti fascicoli finiti chissà dove e che stiamo tentando di rintracciare.

Nei tomi scritti in esametri in greco antico, con ampi inserti in greco moderno e in turco, con note marginali in inglese, in tedesco e in francese, vergati con una calligrafia minuta e precisa, centinaia di episodi mitologici collegati uno all’altro da migliaia di rimandi numerici specifici (inseriti a margine nella forma: n° volume, n° pagina) ad altri episodi in una rete infinita di possibilità di narrazione.

Chi era questo Pseudo-Omero, Deli Amca, il vecchio pazzo o, come lo abbiamo chiamato in copertina, questo Anonimo di Chio? Per ora possiamo solo fare supposizioni. La nostra idea è che si trattasse di un erudito appassionato di mitologia che, forse a seguito della scoperta delle rovine di Troia e di Micene da parte di Heinrich Schliemann negli anni 70 del 1800, si fosse trasferito in Grecia e abbia appreso (da chi? dove?) a narrare oralmente le storie in seguito raccolte nei quaderni. Il vecchio si era forse ritirato a Chio per mettere in forma scritta i racconti uditi nel suo peregrinare. Filologi e mitologi stanno, con meraviglia, approfondendo lo studio dei fascicoli. Una versione critica vedrà verosimilmente la luce nei prossimi anni. I manoscritti sono a disposizione, presso la casa editrice, degli esperti interessati.

Non volevamo però attendere così a lungo per presentare queste storie. Quella che pubblichiamo nelle prossime pagine, senza nessuna velleità filologica, è una libera traduzione e arrangiamento di alcuni frammenti di una vicenda appassionante e che ha come protagonista Telegono, il “nato lontano da casa”, il figlio di Odisseo e della maga Circe. Le sue vicende sono pescate un po’ qua e un po’ là nei quaderni, distillate e senza rinvii ad altre storie. Nei manoscritti vi sono circa 200 rimandi che collegano la storia di Telegono a vicende note e meno note del corpus mitologico classico. A volte abbiamo dovuto scegliere una versione a scapito di una o due altre, in alcune occasioni le indichiamo alla fine del capitolo corrispondente; non sempre però, in modo da non appesantire la lettura. Si tratta, appunto, di frammenti. Come di frammenti si parla quando si cita la Telegonia di Eugammone di Cirene, composta nel sesto secolo avanti Cristo: che il nostro cantore abbia utilizzato la narrazione perduta di questa opera? Anche questo è un mistero che attende risposta.

Un’ultima considerazione: abbiamo deciso per una traduzione in prosa per rendere maggiormente accessibile il testo, cercando di mantenere il ritmo e lo stile poetico dei quaderni. Ci siamo imbattuti in diverse contraddizioni che lasciamo ai lettori individuare, come in una specie di caccia al tesoro: si tratta principalmente di differenze negli appellativi degli dèi e dei protagonisti, dovuti a fonti diverse che poi durante la narrazione orale venivano presumibilmente adeguati dal narratore, ma che nei quaderni presentano incongruenze anche notevoli. Un esempio è l’appellativo di Telegono, che viene chiamato “giovane” in episodi verso la fine delle sue avventure. Abbiamo però deciso di mantenere queste contraddizioni in quanto proprie del racconto orale. In futuro (maggiori dettagli nelle note tra i capitoli e alla fine del volume) presenteremo anche altri racconti e cicli narrativi contenuti in questo meraviglioso regalo che il Destino, o la Musa, ci ha voluto destinare.” (COPYRIGHT ©2019 CASA EDITRICE ERICLEA e ANDREAS BARELLA. Questo testo può essere utilizzato solo citando la fonte e l’autore.)

Il volume è acquistabile qui.
La recensione del volume di Ludovico Baù.
Il sito della Casa Editrice Ericlea.
Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.

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Recensione a Frammenti di Telegonia dell’Anonimo di Chio

Recensione a Frammenti di Telegonia dell’Anonimo di Chio

La recensione del volume Frammenti di Telegonia è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 6: Ulisse – Il viaggio della ragione.

Prima di leggere qui, se non l’hai ancora fatto, vai alla presentazione del volume Frammenti di Telegonia, che racconta la storia del figlio di Odisseo e della Maga Circe.

La pagina facebook MITOLOGIA IN PILLOLE (iscrivetevi, ne vale la pena!) ha recensito i Frammenti di Telegonia. Grazie mille a Ludovico Baù per questo scritto! 🙂

“Il più grande dispiacere per un amante della mitologia è immaginare i numerosi racconti perduti nel corso della storia, miti che non sono sopravvissuti all’inesorabile scorrere del tempo e giacciono nel dimenticatoio. Da ciò ne deriva che la gioia più grande viene dal ritrovamento di testi mitici pensati perduti per sempre, questo è ciò di cui oggi parlerò in questa sede.
La figura di Telegono, figlio di Odisseo e della Maga Circe, ci è nota attraverso il ricordo della Telegonia di Eugammone di Cirene (VI sec. a. C.) andata persa.
La tragica storia di questo eroe sarebbe rimasta nell’oblio se non fossero stati rinvenuti dei fascicoli ottocenteschi attribuiti a un “Anonimo di Chio” dove si racconta, attraverso il linguaggio epico, di Telegono e dei personaggi a lui strettamente collegati come l’amico Elato e la sacerdotessa delle Esperidi Talia.
Il testo che la casa editrice Ericlea propone è scritto in forma di frammenti i quali riprendono gli avvenimenti più importanti del mito di cui Telegono è protagonista. Non intendiamo soffermarci eccessivamente sulla trama poiché questa è la tipica storia che per essere apprezzata a pieno va scoperta, un riassunto diminuirebbe il piacere della lettura. Abbiamo deciso quindi di mettere in evidenza i topos del mito che sono: Il grande VIAGGIO attraverso le isole della Grecia, l’AMICIZIA come legame che non può essere sciolto da nessun male, la PAURA della morte che attanaglia ogni essere mortale e la RICERCA (non vi diciamo di cosa). Questo libro mi ha fatto provare le stesse sensazioni di quando, quasi per gioco, mi misi a leggere l’Odissea anni addietro: il testo è riuscito a riportarmi in un’ passato arcaico e magico dove uomini e dei camminavano sulla terra e condividevano piaceri e dolori, anche se per poco tempo quei piaceri e dolori li ho provati anche io. Vi è una tragicità unica in questa narrazione per quanto riguarda il panorama greco che ho ritrovato solo nell’antica epopea sumera di Gilgamesh. Ho molto apprezzato la lettura di “FRAMMENTI DI TELEGONIA” e spero che questa recensione faccia nascere in voi la curiosità di avventurarvi tra le sue pagine. Avere per le mani un racconto pensato perduto fino a poco tempo fa non è cosa da tutti i giorni e vi assicuro che suscita forti emozioni. Se deciderete di leggere il testo e vorrete condividere le vostre riflessioni, i ragionamenti e le impressioni nei commenti ne saremmo molto felici.” (
Copyright Ludovico Baù e pagina fb Mitologia in pillole). 

Il volume è acquistabile qui.
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Telegono, il figlio di Odisseo e della Maga Circe

Telegono, il figlio di Odisseo e della Maga Circe

Frammenti di Telegonia, Andreas Barella, Anonimo di Chio, Casa Editrice EricleaLa presentazione del volume Frammenti di Telegonia è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 6: Ulisse – Il viaggio della ragione.

Care amiche, cari amici, a conclusione dei post su Odisseo, siamo molto felici di presentarvi il primo volume nella collana ANONIMO DI CHIO della Casa Editrice Ericlea, che parla proprio del figlio che Odisseo ha avuto assieme alla Maga Circe e che tanto spazio ha nella profezia sul futuro del re di Itaca, profezia pronunciata da Tiresia nell’Ade (vedi qui, se non ricordi l’episodio).

Lasciamo la parola al curatore della collana, il Dr. phil. I Andreas Barella, che ci presenta la genesi di questo progetto. Ringraziamo la Casa Editrice per il permesso di pubblicare l’estratto.

DALLA PREFAZIONE AL VOLUME: “Nella primavera di un paio di anni fa partii in vacanza con un amico. Si trattava di un viaggio di svago per ridonare linfa a un’amicizia da troppo tempo negletta. Ma era anche un viaggio di studio, di ricerca di immagini e atmosfere mitologiche. La meta era il Mar Egeo e le sue isole, soprattutto quelle orientali al confine con la Turchia. La scoperta dei quaderni all’origine di questo libretto è avvenuta grazie a un incontro fortuito sull’isola di Chio, la supposta terra natale di Omero. Una anziana signora ci ospitò nella sua casa dopo che eravamo stati colti dalla notte nell’entroterra durante una gita fra i monasteri che punteggiavano le colline. In gioventù la donna era emigrata in Inghilterra e parlava un po’ di inglese. Morto il marito era tornata sulla sua isola, nell’antica casa di famiglia dove ci ospitava con squisita gentilezza e generosità.

Ci mostrammo appassionati di mitologia. Colpita dal nostro amore per Omero ci narrò di un curioso personaggio di cui le parlava la nonna. Un viaggiatore, forse inglese forse prussiano, che sua nonna chiamava in turco Deli Amca, “il vecchio pazzo” e che proprio in quella casa aveva vissuto e dove, dopo lunghi incontri con anziani narratori dell’isola e della terraferma vicina, aveva riempito una serie impressionante di quaderni. Incuriositi le chiedemmo di cosa parlassero. Lei ci rispose che si trattava di storie che il vecchio raccontava la sera a sua nonna e a sua madre bambina, accompagnandole con la lira. Chiedemmo che fine avessero fatto quaderni e strumento e lei allargò le braccia, rispose che non sapeva se esistessero ancora. Da bambina ricordava di averli visti accantonati su vecchi scaffali in una piccola stanza abbandonata.

La mattina dopo andammo a cercarli. La camera del vecchio c’era ancora: nessuna traccia della lira ma il locale era pieno di quaderni di pessima qualità, ingialliti. Alcuni in buono stato, altri rovinati dall’umidità del contatto con i muri, altri si intravvedevano sotto un sottile strato di intonaco, utilizzati chissà quando e da chissà chi per isolare la parete meno esposta al sole, altri ancora erano stipati in due valige di pelle che dovemmo forzare in quanto le cerniere erano talmente arrugginite da impedire l’apertura. Anche se parziale, si trattava pur sempre di una scoperta straordinaria: 108 quaderni di 96 pagine ciascuno (82 in buone condizioni, 16 ricuperabili, 10 in stato pessimo) e il ricordo della nostra squisita ospite di almeno altrettanti fascicoli finiti chissà dove e che stiamo tentando di rintracciare.

Nei tomi scritti in esametri in greco antico, con ampi inserti in greco moderno e in turco, con note marginali in inglese, in tedesco e in francese, vergati con una calligrafia minuta e precisa, centinaia di episodi mitologici collegati uno all’altro da migliaia di rimandi numerici specifici (inseriti a margine nella forma: n° volume, n° pagina) ad altri episodi in una rete infinita di possibilità di narrazione.

Chi era questo Pseudo-Omero, Deli Amca, il vecchio pazzo o, come lo abbiamo chiamato in copertina, questo Anonimo di Chio? Per ora possiamo solo fare supposizioni. La nostra idea è che si trattasse di un erudito appassionato di mitologia che, forse a seguito della scoperta delle rovine di Troia e di Micene da parte di Heinrich Schliemann negli anni 70 del 1800, si fosse trasferito in Grecia e abbia appreso (da chi? dove?) a narrare oralmente le storie in seguito raccolte nei quaderni. Il vecchio si era forse ritirato a Chio per mettere in forma scritta i racconti uditi nel suo peregrinare. Filologi e mitologi stanno, con meraviglia, approfondendo lo studio dei fascicoli. Una versione critica vedrà verosimilmente la luce nei prossimi anni. I manoscritti sono a disposizione, presso la casa editrice, degli esperti interessati.

Non volevamo però attendere così a lungo per presentare queste storie. Quella che pubblichiamo nelle prossime pagine, senza nessuna velleità filologica, è una libera traduzione e arrangiamento di alcuni frammenti di una vicenda appassionante e che ha come protagonista Telegono, il “nato lontano da casa”, il figlio di Odisseo e della maga Circe. Le sue vicende sono pescate un po’ qua e un po’ là nei quaderni, distillate e senza rinvii ad altre storie. Nei manoscritti vi sono circa 200 rimandi che collegano la storia di Telegono a vicende note e meno note del corpus mitologico classico. A volte abbiamo dovuto scegliere una versione a scapito di una o due altre, in alcune occasioni le indichiamo alla fine del capitolo corrispondente; non sempre però, in modo da non appesantire la lettura. Si tratta, appunto, di frammenti. Come di frammenti si parla quando si cita la Telegonia di Eugammone di Cirene, composta nel sesto secolo avanti Cristo: che il nostro cantore abbia utilizzato la narrazione perduta di questa opera? Anche questo è un mistero che attende risposta.

Un’ultima considerazione: abbiamo deciso per una traduzione in prosa per rendere maggiormente accessibile il testo, cercando di mantenere il ritmo e lo stile poetico dei quaderni. Ci siamo imbattuti in diverse contraddizioni che lasciamo ai lettori individuare, come in una specie di caccia al tesoro: si tratta principalmente di differenze negli appellativi degli dèi e dei protagonisti, dovuti a fonti diverse che poi durante la narrazione orale venivano presumibilmente adeguati dal narratore, ma che nei quaderni presentano incongruenze anche notevoli. Un esempio è l’appellativo di Telegono, che viene chiamato “giovane” in episodi verso la fine delle sue avventure. Abbiamo però deciso di mantenere queste contraddizioni in quanto proprie del racconto orale. In futuro (maggiori dettagli nelle note tra i capitoli e alla fine del volume) presenteremo anche altri racconti e cicli narrativi contenuti in questo meraviglioso regalo che il Destino, o la Musa, ci ha voluto destinare.” (COPYRIGHT ©2019 CASA EDITRICE ERICLEA e ANDREAS BARELLA. Questo testo può essere utilizzato solo citando la fonte e l’autore.)

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