Chi è James Hillman

Chi è James Hillman

James Hillman è nato il 12 aprile 1926 a Atlantic City, New Jersey, negli Stati Uniti. Ha conseguito il dottorato in psicologia presso l’Università di Zurigo, in Svizzera, sotto la guida di Carl Gustav Jung, una figura chiave nella psicologia analitica. Dopo gli studi, Hillman ha lavorato in diverse istituzioni e ha scritto numerosi libri (vedi sotto per la bibliografia) che hanno avuto un impatto significativo nel campo della psicologia. È stato direttore di studi presso il C.G. Jung Institute a Zurigo e ha insegnato presso diverse università negli Stati Uniti. James Hillman è deceduto il 27 ottobre 2011 a Thompson, Connecticut, lasciando un’eredità duratura nel campo della psicologia e della filosofia dell’anima. La sua opera continua a influenzare psicologi, filosofi e studiosi interessati alla comprensione più profonda della psiche umana.

Le sue teorie – che egli definirà psicologia archetipale – non passano senza scandalo, nella comunità degli psicologi analisti junghiani europei ma Hillman procede per la sua strada, e le sue idee sul lavoro psicologico troveranno seguito, nel tempo, non solo tra accademici, studenti, clinici, ma anche tra artisti, scrittori e operatori sociali. Hillman si va convincendo che l’America ha più bisogno di (e interesse per) lui, che non l’Europa: così nel 1978, dopo più di trent’anni di Europa, l’americano Hillman torna negli USA. Negli Stati Uniti, Hillman non smette di pensare, di scrivere e di supervisionare il training di analisti junghiani, e continua comunque a mantenere forti legami con l’Europa, insegna in numerose università, e, seguendo il filo delle proprie riflessioni, si dedica anche ad attività di animazione culturale, rivolta a vari aggregati sociali: architetti, educatori, operatori sociali, artisti. Figura non riducibile in schemi accademici nonostante i titoli curriculari, letterato, ormai più filosofo che psicologo, Hillman è riuscito a evidenziare e a far condividere la necessità, per l’uomo postmoderno, di riconoscere e coltivare le connessioni mentali e psicologiche che lo legano alle sue radici culturali antiche, o addirittura arcaiche – e non solo in quanto singolo portatore di turbamenti e patologie dell’anima, ma in quanto componente di una società non meno turbata e patologica di lui.

Nel 1970 (Jung era morto da 9 anni) Hillman assume la direzione della Spring Publications, che allora aveva sede a Zurigo. Fu questo il punto di manifestazione della rielaborazione della psicologia analitica che egli andava conducendo, e la casa editrice ne divenne il centro. Il discorso sugli archetipi non era un’invenzione di Hillman. Era stato già aperto da Jung, negli anni Trenta, quando aveva individuato in essi le forme primarie delle esperienze vissute dall’umanità nello sviluppo della coscienza. Pure forme, che stanno ai simboli come la figura geometrica del quadrato sta a una cornice (intesa come oggetto) quadrata, e che – così come le forme geometriche – sono condivise da tutta l’umanità, sedimentate nell’inconscio collettivo di tutti i popoli, senza alcuna distinzione di luogo e di tempo, si manifestano come simboli, e pre-esistono alla psiche individuale, che organizzano.

La novità del punto di vista di Hillman – l’aspetto rivoluzionario della sua psicologia – è stata nell’intenzione di portare l’analisi fuori da un rapporto a due medicalizzato e nella scelta di polarizzare l’attività psicologica e psicoanalitica su due nuovi centri dinamici: lanima e l’archetipo. Come scriveva più tardi in Re-visione della psicologia: “La terapia, o l’analisi, non è solo qualcosa che gli analisti fanno ai pazienti, essa è un processo che si svolge in modo intermittente nella nostra individuale esplorazione dell’anima, negli sforzi per capire le nostre complessità, negli attacchi critici, nelle prescrizioni e negli incoraggiamenti che rivolgiamo a noi stessi. Nella misura in cui siamo impegnati a fare anima, siamo tutti, ininterrottamente, in terapia.”

Quanto agli archetipi, Hillman li definisce nella stessa occasione come “i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa”. Essi possono essere raggiunti anche attraverso l’analisi dei sogni, il cui “mondo infero” ci ricollega alle “ombre universali” dell’inconscio collettivo.

Gli archetipi costituiscono dunque la radice dei miti. E i miti sono le figure nelle quali si incanala e si esprime l’energia dell’anima, delle singole anime viventi: in alcuni casi e situazioni queste figure si impadroniscono del loro ospite, e lì nasce l’alienazione, cioè la perdita di sé. Il codice dell’anima porta come sottotitolo “Carattere, vocazione, destino”. La nozione di anima che Hillman reintroduce nella cultura psicologica occidentale, ma anche nella storia, traendola fuori dal linguaggio poetico e religioso nel quale era stata confinata dopo il neoplatonismo rinascimentale, è fortemente connessa al mito, che in essa trova il proprio luogo di manifestazione ininterrotto, e rivaluta fortemente l’immaginazione. Concludendo La vana fuga dagli dèi, egli definisce così questo nuovo uomo: “Attraverso la forza dell’immagine, che si esprime come sintomo […] l’uomo naturale, che si identifica con lo sviluppo armonico, l’uomo spirituale, che si identifica con la perfezione trascendente, e l’uomo normale, che si identifica con l’adattamento pratico e sociale, deformati, si trasformano nell’uomo psicologico, che si identifica con l’anima”.

Un aspetto interessante della psicologia di Hillman è appunto la sua attenzione, accentuatasi dal ritorno negli Stati Uniti, alla manifestazione del mito nella società moderna, sia nell’esperienza dei singoli che nelle opinioni collettive. Gli dèi non sono scomparsi, benché noi abbiamo creduto di essercene disfatti. Per esempio, «Ermes-Mercurio oggi è dovunque. Vola per l’etere, viaggia, telefona, è nei mercati, e gioca in borsa, va in banca, commercia, vende, acquista, e naviga in Rete. Seduto davanti al computer, te ne puoi stare nudo, mangiare pizza tutto il giorno, non lavarti mai, non spazzare per terra, non incontrare mai nessuno, e tutto questo continuando a essere connesso via Internet. Questa è Intossicazione Ermetica».

Riassunto del pensiero di James Hillman:

Psicologia archetipica: Hillman ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della psicologia archetipica, un approccio che si concentra sugli archetipi e sulle immagini simboliche come chiavi per comprendere l’anima umana. Ha sviluppato questa prospettiva in opposizione all’orientamento prevalentemente razionale della psicologia tradizionale.

Anima e immaginazione: Uno dei concetti centrali nel pensiero di Hillman è l’”anima”, che egli vedeva come il principio fondamentale e unificante della vita umana. Ha enfatizzato l’importanza dell’immaginazione come veicolo per accedere alla profondità dell’anima e ha incoraggiato un approccio più poetico e simbolico alla comprensione della psiche.

Critica della psicologia razionale: Hillman ha criticato la tendenza della psicologia moderna a ridurre l’esperienza umana a concetti razionali e scientifici. Ha sottolineato l’importanza di abbracciare l’irrazionalità, l’ambiguità e la complessità dell’anima umana.

Ecologia dell’anima: Un altro aspetto importante del pensiero di Hillman è la sua enfasi sull’ecologia dell’anima. Ha cercato di promuovere una connessione più profonda e rispettosa tra gli esseri umani e il mondo naturale, sottolineando l’importanza di considerare la psiche in relazione all’intero ambiente.

Psicologia politica: Hillman ha esteso la sua prospettiva psicologica anche al contesto sociale e politico. Ha esplorato la dimensione psicologica delle questioni politiche e sociali, cercando di comprendere come le dinamiche dell’anima possano influenzare la vita collettiva.

JAMES HILLMAN – Non ha rispetto del Mondo chi cerca di controllare il Destino – IL VIDEO

JAMES HILLMAN – Non ha rispetto del Mondo chi cerca di controllare il Destino – IL VIDEO

Il titolo di questo post è estrapolato da una frase che James Hillman pronuncia durante la lunga e interessante intervista che concesse a Silvia Ronchey. “Silvia Ronchey incontra James Hillman” è andato in onda la prima volta il 22 novembre 1999.

In questo post (in basso) trovate anche la bibliografia dei volumi menzionati nel filmato, oltre a una biografia, un riassunto del pensiero e la bibliografia ragionata delle opere di Hillman, e una biografia e bibliografia di Slivia Ronchey.

Come già Italo Calvino nel 1985, che nelle sue Lezioni americane. Six Memos for the Next Millenium elencava e spiegava sei valori propri della letteratura e che ci avrebbero dovuto accompagnare nel nuovo millennio, anche Silvia Ronchey e James Hillman nel 1999 affrescavano alcune immagini per permetterci di affrontare con archetipica copiosità il millennio che si stava per aprire. Nella ricchissima intervista si discetta dell’Anima del Mondo, del Giardino come metafora dell’anima e della vita psichica e che solo a tratti prende vita e diviene Anima.

Se dovessimo ricordare una frase una pronunciata da Hillman sceglieremmo questa: “Ciò che conta è imparare i miti, pensare miticamente. La nostra origine è nei miti”. Per noi Muse, che nei miti ci viviamo, e che da sempre ci affascinano e guidano le nostre scelte di vita, questa frase è un balsamo divino! 🙂

Qui trovate tutto la lunga e ricca intervista, sul canale youtube di Andreas, ISCRIVETEVI AL CANALE! GRAZIE MILLE E BUONA VISIONE!

BIBLIOGRAFIA MENZIONATA NEL FILMATO – Nel corso dell’intervista, si parla dei seguenti volumi (in ordine di menzione):

  • Fedro di Platone – Il Fedro, uno dei capolavori assoluti della filosofia e della letteratura occidentali, è in Platone il dialogo dell’eros e della bellezza, della follia divina e della felicità che dona ai mortali, dell’anima e del suo destino oltremondano, della filosofia come persuasione dialettica, infine dell’enigma della scrittura. Forse la più complessa e la più bella tra le opere del filosofo, o se vogliamo dell’inventore stesso della filosofia, opera prediletta dagli iniziati ai misteri platonici lungo il corso dei secoli fino a oggi, il Fedro respira un’aria sorgiva, popolata di spiriti misteriosi, in cui riecheggia un canto melodioso: si sentono il profumo dell’erba del prato, lo scorrere limpido delle fonti, il frinire delle cicale. L’estate statica, immota, placidamente sopita, ospita e racchiude la conversazione di Socrate con il personaggio eponimo, l’adorabile Fedro, per la cui persuasione e conversione si strugge e disputa l’eros della filosofia
  • Tutta l’Opera di Platone – Per chi vuole scoprire l’AUTORE filosofico per eccellenza, che continua a nutrire e influenzare la cultura occidentale.
  • Il suicidio dell’anima di James Hillman – James Hillman capovolge ogni prospettiva rispetto allo spinoso tema del suicidio. Come egli stesso scrive, non senza vigore polemico, questo libro “mette in discussione la prevenzione del suicidio; va a indagare l’esperienza della morte; accosta la questione del suicidio non dal punto di vista della vita, della società e della “salute mentale”, bensì in relazione alla morte e all’anima.
  • Repubblica di Platone – Nel mondo antico e poi ancora in quello moderno, “La Repubblica” non ha mai mancato di svolgere il suo compito principale: quello di invitare a pensare sul destino della vita individuale e sociale degli uomini. Un destino, secondo Platone, non prescritto e immutabile, ma da immaginare, argomentare, costruire.
  • Karl Kerényi – Una selezione di scritti del grande filologo classico e storico delle religioni ungherese, ritenuto fra i fondatori degli studi moderni, anche in chiave psicologica, della mitologia greca.
  • Opere e frammenti di Epicuro – All’idea che il mondo non abbia valore di per sé, Epicuro oppone il suo meccanicismo e il suo “materialismo”; all’idea che la vita umana non abbia senso, il filosofo greco oppone il suo ideale di felicità tutta mondana; alla concezione della scienza come contemplazione di verità eterne, Epicuro oppone quella della scienza come progressivo strumento di liberazione dai timori e dalla superstizione religiosa.
  • Il codice dell’anima. Carattere, Vocazione, Destino di James Hillman- Se volete andare alla scoperta dell’opera di Hilman, questo è il libro da cui inizare! Best seller internazionale in cui Hillman esplora il concetto di “daimon” e come la nostra vocazione e il nostro carattere siano inscritti nel nostro destino.
  • Politica della bellezza di James Hillman – La politica della bellezza di Hillman è una denuncia della prevalenza del brutto nella politica, a causa del dominio asfissiante dell’economia, della funzionalità, dell’utilità, del materialismo e del tecno-scientismo. Hillman rivendica la necessità per la psicoterapia di mettere al centro del suo interesse il bisogno essenziale che ha l’anima della bellezza, per la stretta connessione di Eros con entrambe. Hillman mostra le conseguenze che ha la perdita di bellezza per la vita pubblica, per la comunità e la città, e per il paziente
  • Puer Aeternus di James Hillman – Fra i lettori di Hillman si sentono spesso ricordare due scritti: il saggio sul tradimento e Senex e puer. Di fatto sarebbe difficile trovare una migliore via d’accesso al pensiero di Hillman. Nel primo caso perché in poche pagine egli ci offre un’analisi esemplare di una di quelle realtà condannate e deprecate che solo lo scandaglio psicologico riesce a illuminare dietro le grevi cortine della morale. Nel secondo perché la caratterizzazione del puer aeternus e quella parallela del senex hanno una tale precisione e capacità individuante da offrirsi come ausilio immediato per riconoscere nella nostra psiche i tratti dell’eterna fanciullezza e della saturnina vecchiaia.
  • La forza del carattere. La vita che dura  di James Hillman – Non sempre è giusto cedere al fascinoso luogo comune secondo il quale chi muore giovane è caro agli dei, perché “così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento guida il carattere”. La senilità, quindi, non è un caso, né una dannazione, né l’abominio di una medicina moderna devota alla longevità, ma la condizione naturale e necessaria affinché si verifichino l’intensificazione e la messa a punto del nostro carattere, ossia della forma del nostro durare. Ma anche se il carattere sopravvive per immagini, invecchiare è una forma d’arte che ogni essere umano deve affrontare perché la vecchiaia si configuri come una “struttura estetica” che permetta di svolgere il ruolo archetipico di avo cui ogni anziano è chiamato.
  • Sant’Agostino – Citazione nel filmato:  “Il tempo è semplicemente il riflesso dell’eternità”. Sant’Agostino, il teologo che pose le fondamenta della dottrina cristiana. Un libro introduttivo al Padre della Chiesa. La sua opera più famosa, Le Confessioni, opera scritta tra il 397 e il 400 d.C, è uno dei massimi capolavori della letteratura cristiana. Di carattere autobiografico, esse si suddividono in tredici libri nei quali il Santo confessa i propri peccati e rende grazie a Dio per averlo liberato dal male. L’autore descrive gli eventi principali della propria esistenza, analizzando così i passi che lo hanno portato a diventare un vero cristiano.
  • Poesie di John Keats – Citazione dal filmato: “Chiamate il mondo, vi prego, la valle del fare anima”. Questa citazione è stata utilizzata da Hillman per descrivere la sua “psicologia archetipica”. Secondo Hillman (nel Codice dell’anima, descritto sopra), questa citazione suggerisce che il mondo è un luogo in cui possiamo fare anima, ovvero un luogo in cui possiamo sviluppare la nostra identità personale e diventare ciò che siamo destinati a diventare.
  • Metafisica di Aristotele – La Metafisica è l’opera più famosa di Aristotele. Si tratta degli appunti che Aristotele preparava per le sue lezioni all’interno del Peripato. Lo Stagirita pone qui i problemi fondamentali sull’essere e sul perché del divenire ricercandone le cause e i principi primi.
  • Organon di Aristotele – Il volume presenta una nuova e originale traduzione dei sei trattati che costituiscono la raccolta conosciuta con il nome di Organon e che viene considerata come l’atto di nascita della “logica” occidentale.

Chi è James Hillman
Una lista delle maggiori pubblicazioni di James Hillman
Chi è e cosa ha scritto Silvia Ronchey

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L’eterna lotta tra Luce e Tenebre – IL VIDEO

L’eterna lotta tra Luce e Tenebre – IL VIDEO

Natale si avvicina… Andreas Barella ha svolto presso la Fondazione OTAF di Sorengo, in occasione delle Festività, una narrazione-conferenza dal titolo L’ETERNA LOTTA TRA LUCE E TENEBRE. Per l’occasione accompagnato da OLIVIA ANGELUCCI e la sua arpa. UN CARO AUGURIO DI BUONE FESTE A TUTTE E TUTTI VOI! CHE LA LUCE TRIONFI SEMPRE!

Qui trovate un articolo che parla delle tradizioni e mitologie che narrano dell’antitesi LUCE-OSCURITA. Lo abbiamo separato per non appesantire troppo questo post!

Ecco tutta la conferenza sul canale youtube di Andreas, ISCRIVETEVI AL CANALE! GRAZIE MILLE!

Andreas ringrazia:

  • FONDAZIONE OTAF di Sorengo, che da più di 100 anni si occupa di persone con disabilità;
  • ALESSIO LONGO per l’idea del racconto, per tutto il lavoro di coordinamento e per le belle chiacchierate durante l’organizzazione dell’evento;
  • Tutte le persone che lavorano all’OTAF che hanno organizzato la serata;
  • Residenti, operatori, ospiti e tutti i partecipanti per la calorosa accoglienza;
  • Last but not least: OLIVIA ANGELUCCI per la disponibilità e per l’armonia musicale che trae dalla sua arpa.

Chi è Andreas Barella: la sua presentazione sul nostro sito
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L’eterna lotta tra Luce e Tenebre

L’eterna lotta tra Luce e Tenebre

Questo post è collegato con il video della narrazione-conferenza dal titolo L’ETERNA LOTTA TRA LUCE E TENEBRE che Andreas Barella ha svolto presso la Fondazione OTAF di Sorengo, in occasione delle Festività natalizie. Il video e maggiori informazioni le trovate qui.

Nelle tradizioni germanica e celtica precristiana, la celebrazione di Yule era la festa del solstizio d’inverno, il 21 dicembre, e segnava l’inizio della stagione più fredda dell’anno (con il giorno più corto, ovvero quello con meno ore e minuti di luce). Il solstizio invernale si ha quando il sole tocca il punto più meridionale del suo tragitto annuo intorno alla terra. Trovandosi a 23,5° più “basso” rispetto agli equinozi, il sole risulta più basso a mezzogiorno, sorge tardi e tramonta tardi, per cui le ore di luce sono poche e il nostro emisfero viene poco riscaldato. Nel giorno del solstizio d’inverno inizia ufficialmente l’inverno nell’emisfero boreale.

La parola Yule deriva, forse, dal norreno Hjól (“ruota”), con riferimento al fatto che, nel solstizio d’inverno, la “ruota dell’anno si trova al suo estremo inferiore e inizia a risalire”. Nella tradizione popolare, il solstizio d’inverno segna l’inizio di una stagione che già nasconde dentro di sé i semi di rinascita della primavera, in quanto con l’aumento progressivo delle ore di luce, la natura si prepara al risveglio.

La festa del solstizio d’inverno, nel corso del tempo, è stata adattata al cristianesimo e trasformata nel Natale come lo conosciamo oggi: infatti, la data del giorno della nascita di Gesù bambino fu fissata, da Papa Giulio I, al 25 dicembre proprio per ragioni legate al solstizio, come antica festa pagana del sole con l’intento di sostituire le tradizioni del passato con le celebrazioni cristiane. Il Cristo viene associato al Sole come simbolo di luce vivificante e, quindi, queste due festività si sono fuse tra loro.

Allargando il discorso, in tutte le civiltà la luce passa da fenomeno fisico a figura archetipica e simbolica, dotata di uno sterminato spettro di iridescenze metaforiche e spirituali. La connessione primaria è di natura cosmologica: l’ingresso della luce segna spesso l’incipit assoluto del creato nel suo essere ed esistere. Emblematico è l’avvio della Bibbia: «Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu!» (Genesi 1,3). Esistono molteplici espressioni culturali e religiose di Oriente e di Occidente che adottano come cardine teologico un dato che è alla radice della comune esperienza esistenziale umana. La vita, infatti, è un “venire alla luce” (come in molte lingue è definita la nascita), ed è un vivere alla luce del sole o guidati nella notte dalla luce della luna e delle stelle.

La tradizione pitagorica immaginava che le anime dei giusti defunti si trasformassero nelle stelle della Via Lattea, il libro biblico di Daniele assume forse questa intuizione ma la libera dal suo realismo immanentista trasformandola in una metafora etico-escatologica: «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento, coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (12,3). E nel cristianesimo romano dei primi secoli si inizierà nelle iscrizioni sepolcrali a definire il cristiano là sepolto come eliópais, «figlio del Sole». La luce che irradiava Cristo-Sole era, così, destinata ad avvolgere anche il cristiano.

Il ritmo quotidiano tra luce e oscurità diventa simbolicamente un segno di natura etico-metafisica. La dialettica luce-tenebre, apparsa già nel testo sopra citato del libro della Genesi, diviene l’atto creativo divino, espresso attraverso l’immagine della “separazione”, di diversità: «Dio vide che la luce era cosa buona/bella e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte» (Genesi 1,4-5).

Significativa è la definizione della luce come realtà tôb, un aggettivo ebraico che è contemporaneamente etico-estetico-pratico e, perciò, designa qualcosa che è buono, bello e utile. Per contrasto, allora, la tenebra è la negazione dell’essere, della vita, del bene, della verità. Per questa ragione, mentre lo zenit paradisiaco è immerso nello splendore della luce, il nadir infernale è avvolto dall’oscurità, come si legge nel libro biblico di Giobbe ove gli inferi sono descritti come «il paese delle tenebre e delle ombre mortali, il paese della caligine e dell’opacità, della notte e del caos, in cui la stessa luce è tenebra fonda» (10,21-22).

Questo dualismo si riflette anche nell’opposizione angeli-demoni o nei principi antitetici yang-yin, nelle divinità in lotta tra loro come il Marduk creatore e la Tiamat distruttrice le divinità delle cosmogonie babilonesi, o come Ormuzd (o Ahura Mazdah) e Ahriman della religione persiana mazdeista o come Deva e Ashura nel mondo indiano. La stessa dialettica acquista una nuova forma nell’orizzonte mistico, quando si introduce il tema della “notte oscura”, perlustrata da un grande autore mistico e poetico del Cinquecento spagnolo, Giovanni della Croce. In questo caso il tormento, la prova e l’attesa della notte dello spirito è come un grembo fecondo che prelude alla generazione della luce della rivelazione.

In sintesi potremmo condividere l’affermazione di Ariel nel Faust di Goethe: Welch Getöse bringt das Licht!, «Quale tumulto porta la luce!» (II, atto I, v. 4671). Essa è, infatti, un segno glorioso e vitale, è una metafora sacra e trascendente, ma non è neutra in quanto genera tensione col suo opposto, la tenebra, trasformandosi in simbolo della lotta morale ed esistenziale. La sua irradiazione, quindi, dal cosmo trapassa nella storia, dall’infinito scende nel finito ed è per questo che l’umanità anela alla luce, come nel grido finale che si attribuisce allo stesso Goethe sul letto di morte, Mehr Licht!, “più luce!”: in senso fisico a causa del velarsi degli occhi nell’agonia, ma anche in senso esistenziale e spirituale di anelito a un’epifania suprema di luce.

Questo post è collegato con il video della narrazione-conferenza dal titolo L’ETERNA LOTTA TRA LUCE E TENEBRE che Andreas Barella ha svolto presso la Fondazione OTAF di Sorengo, in occasione delle Festività natalizie. Il video e maggiori informazioni le trovate qui.

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Percorsi mitologici – “Tristano e Isotta” – MATERIALE UTILE

Percorsi mitologici – “Tristano e Isotta” – MATERIALE UTILE

Care e cari partecipanti al ciclo di conferenze PERCORSI MITOLOGICI, tenute da Andreas Barella a LaFilanda di Mendrisio (maggiori dettagli in fondo a questo post), ecco qua un po’ di materiale a corollario del quarto e ultimo incontro.

Vuoi prima vedere e informarti sul PRIMO incontro, dal titolo “C’era una volta”?
Vuoi prima vedere e informarti sul SECONDO incontro, dal titolo “Cacciatori e Raccoglitrici”?
Vuoi prima vedere e informarti sul TERZO incontro, dal titolo “Le Regine del Cielo”?

Nella quarta serata, Andreas Barella si è concentrato, continuando il discorso della settimana precedente, su come la forza dionisiaca, che offre la scelta tra estasi e follia, si sia manifestata nei miti celtici che sono riaffiorati in modo molto deciso nel medioevo europeo. A cominciare dalla Stil Novo, l’idea di un terzo tipo di AMORE (che si aggiunge e Agape, la carità, e alla lussuria) si fa strada nella psiche occidentale. AMOR, che si intreccia tra due persone, viene a costellare una struttura psichica unica nei miti mondiali e che caratterizza la cultura occidentale in modo unico e ricco. La storia di Tristano e Isotta ne è un esempio illuminante e drammatico.

Qui trovate tutta la conferenza sul canale youtube di Andreas, ISCRIVETEVI AL CANALE! (Basta cliccare sul rotondino con la faccia di Andreas in alto a sinistra, in seguito su “iscriviti”) GRAZIE MILLE!

Ecco il librettino (pdf) con i testi letti domenica 3 dicembre: TESTI Percorsi mitologici, “Tristano e Isotta”

I libri menzionati durante la serata:

  • All’inizio del video, Andreas parla del documentario realizzato da Starhawk sulla figura dell’archeologa Marija Gimbutas. Tutti i dettagli, e il video, in questo post.
  • Tristano e Isotta, di Goffredo di Strasburgo. La versione del mito utilizzata per la conferenza. A modesto parere di Andreas, la più semplice, completa e comprensibile.
  • La bella voce su Wikipedia che parla delle origini e delle influenze nel mito di Tristano e Isotta. A questa voce trovate anche molti altri collegamenti a film, musica, opere pittoriche. Oltre a una dettagliata cronistoria degli autori che hanno trattato il mito.
  • Tutti i libri di Andreas Barella li trovate qua.

Vuoi vedere il video e informarti sul PRIMO incontro, dal titolo “C’era una volta”?
Vuoi vedere il video e informarti sul SECONDO incontro, dal titolo “Cacciatori e Raccoglitrici”?
Vuoi vedere il video e informarti sul TERZO incontro, dal titolo “Le Regine del Cielo”?

INFORMAZIONI GENERALI SUL CICLO DI CONFERENZE.

Domenica 12 novembre Andreas Barella, una delle Muse de La Voce delle Muse, ha cominciato il ciclo di quattro incontri sulla mitologia comparata e sugli aspetti psicologici del mito. Eccovi i dettagli e la locandina!

QUANDO: Quattro domeniche dal 12 novembre, dalle 17:00 alle 18:30
DOVE: Centro Culturale e Biblioteca La Filanda, Via Industria 5, 6850 Mendrisio (Svizzera). Vai al sito.
Iscrizioni: Non serve iscriversi. Le conferenze sono gratuite e adatte a tutti.

Siete tutte e tutti caldamente invitate/i!

CONTENUTI GENERALI DEL CICLO DI CONFERENZE: La funzione principale del mito è aiutare ogni individuo nel viaggio della sua vita, fornendogli una sorta di mappa, di guida turistica per raggiungere la pienezza e la realizzazione di sé. In queste quattro serate esamineremo alcuni degli aspetti personali e psicologici del mito, applicando i più vasti temi della mitologia mondiale alla crescita personale e alla ricerca della trasformazione. Nella prima serata ci occuperemo di alcuni miti di creazione; nella seconda andremo a leggere alcuni miti che parlano della differenza della visione del mondo di cacciatori e di raccoglitori, nella terza serata parleremo di alcune divinità femminili greche e nell’ultima serata andremo alla scoperta di un’opera medievale che ancora oggi affascina: la storia di Tristano e Isotta. Scarica la locandina.

Chi è Andreas Barella: la sua presentazione sul nostro sito
Il sito ufficiale di Andreas

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