Category Archives: Dei e Dee

Brevi descrizioni di dee e dèi delle varie mitologie.

Percorsi mitologici – SAVE THE DATE

Percorsi mitologici – SAVE THE DATE

È ancora un po’ presto, ma cominciamo a segnalarvelo. In Novembre Andreas Barella, una delle Muse de La Voce delle Muse, terrà un ciclo di quattro incontri. Eccovi tutti i dettagli e la locandina!

QUANDO: Quattro domeniche dal 12 novembre, dalle 17:00 alle 18:30
DOVE: Centro Culturale e Biblioteca La Filanda, Via Industria 5, 6850 Mendrisio (Svizzera). Vai al sito.
Iscrizioni: Non serve iscriversi. Le conferenze sono gratuite e adatte a tutti.

CONTENUTI: La funzione principale del mito è aiutare ogni individuo nel viaggio della sua vita, fornendogli una sorta di mappa, di guida turistica per raggiungere la pienezza e la realizzazione di sé. In queste quattro serate esamineremo alcuni degli aspetti personali e psicologici del mito, applicando i più vasti temi della mitologia mondiale alla crescita personale e alla ricerca della trasformazione. Nella prima serata ci occuperemo di alcuni miti di creazione; nella seconda andremo a leggere alcuni miti che parlano della differenza della visione del mondo di cacciatori e di raccoglitori, nella terza serata parleremo di alcune divinità femminili greche e nell’ultima serata andremo alla scoperta di un’opera medievale che ancora oggi affascina: la storia di Tristano e Isotta. Scarica la locandina.

Chi è Andreas Barella: la sua presentazione sul nostro sito
Il sito ufficiale di Andreas

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MITI IN PILLOLE alla RSI-Rete Due

MITI IN PILLOLE alla RSI-Rete Due

Mitologia in pillole è una serie che il profondo conoscitore e divulgatore dei miti greci Marco Colli ha realizzato per la Rete Due della Radio Svizzera (RSI) nel 2022 con tono leggero, ma preciso. Nelle 20 puntate, dirette da Sara Flaadt, viene presentata una carrellata dei più significativi fatti e personaggi della mitologia.

La trasmissione è, come dice il titolo, composta da brevi descrizioni dei vari episodi mitologici. Le puntate sono esaustive e coinvolgenti e meritano sicuramente un ascolto. Non fosse per rispolverare la memoria su questo o quell’altro mito che non ricordiamo più bene! Buon divertimento!

Ascolta qui le 20 puntate.

I titoli delle puntate (ognuna dura circa 5 minuti):

  1. Cosmogonia
  2. La guerra dei giganti
  3. Il pomo d’oro
  4. La prima donna
  5. La porta degli inferi
  6. Zeus il tonante e la sua signora
  7. Il grande Eracle da piccolo
  8. Gli amori di Apollo
  9. Asclepio e i figli di Apollo
  10. L’eroe ateniese
  11. Lo zoppo
  12. L’artefice
  13. La selvaggia Arcadia
  14. Le dodici fatiche di Ercole
  15. Edipo re
  16. Troppo bello
  17. Cannibali del Peloponneso
  18. Il cavallo di Troia
  19. Dionisio
  20. Guerra

Ascolta qui le 20 puntate

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Le Empuse e le Lamie

Le Empuse e le Lamie

I sozzi demoni chiamati Empuse, figlie di Ecate, hanno natiche d’asino e calzano pianelle di bronzo, a meno che, come taluni vogliono, esse abbiano una gamba di asino e una gamba di bronzo. È loro costume terrorizzare i viandanti, ma si può scacciarle prorompendo in insulti, poiché all’udirli esse fuggono con alte strida. Le Empuse assumono l’aspetto di cagne, di vacche o di belle fanciulle e, in quest’ultima forma, si giacciono con gli uomini la notte o durante la siesta pomeridiana, e succhiano le loro forze vitali portandoli alla morte. Le Empuse («che si introducono a forza») erano demoni femminili smaniosi di sedurre gli uomini: una concezione probabilmente giunta in Grecia dalla Palestina, dove tali demoni portavano il nome di Lilim («figlie di Lilith») e venivano raffigurate con le natiche d’asino, poiché l’asino simboleggiava la crudeltà e la lussuria. Lilith («civetta») era l’Ecate cananea e gli Ebrei, fino al Medio Evo, portarono amuleti per proteggersi dai suoi attacchi. Ecate, la vera padrona del Tartaro, calzava un sandalo di bronzo (i sandali d’oro erano prerogativa di Afrodite) e le sue figlie, le Empuse, ne seguirono l’esempio. Si potevano trasformare in cagne, in vacche o in belle fanciulle poiché la Cagna Ecate, essendo uno dei membri della triade lunare, si identificava con Afrodite e con Era dagli occhi bovini. Anche le Empuse, come le Lamie, possono venire considerate una sorta di vampiro ante litteram in quanto si nutrivano di sangue e carne umana. Per questo motivo, anche la mantide religiosa, che uccide il maschio dopo l’accoppiamento, porta il nome scientifico di “empusa”

Le lamie erano figure femminili in parte umane e in parte animali, rapitrici di bambini o fantasmi seduttori che adescavano giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue e della loro carne. Nel medioevo il termine venne usato come sinonimo di strega. L’origine di questa figura va probabilmente ricercata nell’archetipo della dea della notte o dea-uccello, dal quale originarono Ištar, Atargatis e Atena. La connessione con la notte (per associazione: magia, soprannaturale, mistero, ma anche morte, fenomeni inspiegabili e così via) spiega, almeno in parte, l’ambivalenza dei sentimenti nei confronti della lamia. Altro elemento da tener presente è il processo di autentica demonizzazione o mistificazione subito da numerose figure di divinità o semi-divinità antiche, in specie dalla fine del mondo classico in poi. In altri termini, non è da escludere che qualcosa di analogo abbia preso forma anche a proposito della lamia, determinando nella cultura popolare una serie di credenze e precauzioni superstiziose da prendere per difendersi da essa. L’idea della bellezza legata a un collocarsi, da parte di questa figura, al di fuori delle leggi morali, quella del sale come mezzo capace di uccidere la lamia, richiamano molte credenze relative alle cosiddette streghe. Ad esempio, ve n’era una secondo cui bisognava cospargere le panche della chiesa di sale grosso: quelle streghe che, nascondendo la propria vera natura si fossero sedute fingendo di presenziare alla cerimonia religiosa, sarebbero inevitabilmente rimaste attaccate alle panche.

Insomma: strega, lamia/vampiro, empusa e altre creature soprannaturali (o a metà tra il naturale e il divino) sono ampiamente presenti nella cultura occidentale, avendo resistito ai mutamenti religiosi, non solo, discendono, probabilmente, da uno stesso immaginario, e si collocano nello stesso ambito spirituale (quello di dea collegata alla notte, appunto).

La figura delle Empuse, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

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Odisseo a Rete Due

Odisseo a Rete Due

L’indimenticato Bekim Fehmiu nel ruolo di Odisseo nello sceneggiato RAI degli anni 70

RIPRENDIAMO LA PRESENTAZIONE DEL RADIODRAMMA (andato in onda da lunedì 21 novembre a giovedì 22 dicembre 2022) DIRETTAMENTE DAL SITO DI RETE DUE.

L’opera di Omero, archetipo di tutti i racconti di viaggio, racconta la storia antica della Grecia. Nel radiodramma di 24 puntate, tante quanti sono i canti originali di Omero, Marco Colli ha cercato di cogliere in quei racconti popolari le radici di un’epoca segnata dalle guerre. Forte di una lunga frequentazione di miti e storia antica della Grecia, ha affrontato un mostro sacro come l’Odissea, riscrivendo i versi di Omero per gli ascoltatori, affinché potessero vivere le atmosfere di quei giorni lontani, approfittando del potere immaginifico del mezzo radiofonico. I remi delle navi che si immergono nei flutti, i sibili delle frecce, le grida dei feriti durante le battaglie, sono state ricostruite dal maestro del suono Yuri Ruspini nel solco di una tradizione fantasy che attirerà l’attenzione degli ascoltatori contemporanei. La radio come una macchina del tempo, attraverso la poesia di Omero ci mostrerà la vita degli Dei e l’anima degli Uomini.

Nel settimo secolo avanti Cristo, in Grecia si verificò un grande sconvolgimento sociale che determinò la decadenza delle monarchie e portò in alto i tiranni. Questi, dopo aver blandito le forze popolari, presero con la prepotenza il potere. Questo fu il tempo dei tiranni, la guerra di Troia uno di questi racconti infiniti.

Dieci anni durò l’assedio, gli schieramenti che si formarono videro tra le loro fila opposti ai greci i troiani. Si videro scendere in campo grandi guerrieri, eroi, semidei. Tra gli eroi degli elleni primeggiarono Nestore, il vecchio re di Pilo domatore di cavalli, Menelao, il ricchissimo signore di Sparta e marito della bella Elena, Aiace, Diomede e il coraggioso Achille, piè veloce. Fra i troiani si distinse Ettore, protetto da Zeus. Tra i valorosi troiani anche Admeto, Adrasto, Enea, infallibile con l’arco e amico del Dio Apollo. Durò dieci anni l’assedio, infine il tranello di Odisseo: il cavallo di legno, lasciato sulla spiaggia carico di guerrieri armati e pronti a combattere, dette i suoi frutti. I greci dilagarono nottetempo nelle strade di Troia, seminando la morte tra i nemici. Così gli eroi espugnarono la città per poi darle fuoco. Quello fu il giorno in cui ebbe inizio “Il ritorno di Odisseo” verso Itaca, dove la tirannia dei Proci, guidati da Antinoo, minacciava il suo trono.

Il ritorno di Odisseo – Originale radiofonico di Marco Colli – Colpo di scena – RETE DUE della RSI (Radio Svizzera Italiana). Con Giuseppe Palasciano (Odisseo), Patrizia Salmoiraghi e Diego Pitruzzella (narratori) e con Anahì Traversi (Atena), Augusto di Bono (Zeus), Margherita Coldesina (Penelope) Luca Maciacchini (Eurimaco), Camilla Parini (Calipso), Valentino Mannias (Ermes), Dario Sansalone (Alcinoo), Jasmine Laurenti (Circe), Riccardo Buffonini (Telemaco), Claudio Moneta (Antinoo) e con Roberto Regazzoni, Marco Cortesi, Giorgio Bonino, Tatiana Winteler Tommaso Giacopini, Simone Visparelli.
Musiche di Lamberto Macchi.
Presa del suono, editing e sonorizzazione Yuri Ruspini.
Regia Marco Colli

ASCOLTA SUL SITO DI RETE DUE-RSI

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Il diluvio di Deucalione

Il diluvio di Deucalione

II diluvio di Deucalione, così chiamato per distinguerlo dal diluvio ogigio e da altri diluvi, fu provocato da Zeus che volle punire gli empi figli di Licaone, figlio di Pelasgo. Liacaone civilizzò l’Arcadia e fu il primo a istituire il culto di Zeus Liceo; ma poi si attirò la collera di Zeus stesso sacrificandogli un fanciullo. Egli fu perciò trasformato in un lupo e la sua casa colpita dalla folgore. La storia di Zeus e delle interiora del fanciullo è, più che un mito, un aneddoto morale che esprime il disgusto dei popoli civili della Grecia per i riti cannibalici praticati in Arcadia in nome di Zeus; riti che, secondo Plutarco (Vita di Pelopida), essi consideravano “barbari e contro natura”. Secondo taluni, i figli di Licaone erano ventidue, secondo altri, cinquanta. La notizia del delitto commesso dai figli di Licaone giunse sull’Olimpo e Zeus, travestito da povero viandante, si recò da quei malvagi. Essi ebbero la sfrontatezza di offrirgli una zuppa in cui le interiora del loro fratello Nitrimmo si trovavano mescolate a quelle di pecore e capre, ma Zeus non si lasciò trarre in inganno e, rovesciando la tavola su cui era stato servito quell’orrendo pasto, li trasformò tutti in lupi, salvo Nitrimmo, cui ridonò la vita. Ritornato sull’Olimpo, il cuore greve di disgusto. Zeus scatenò una grande alluvione sulla terra, che avrebbe dovuto distruggere il genere umano. Ma Deucalione, re di Ftia, avvertito da suo padre Prometeo il Titano, che si era recato a trovare nel Caucaso, costruì un’arca, la riempì di vettovaglie e vi salì con sua moglie Pirra, figlia di Epimeteo. Quando il vento del sud cominciò a soffiare, cadde la pioggia e i fiumi si precipitarono con fragore verso il mare che, gonfiatesi con velocità sorprendente, spazzò via le città della costa e della pianura, finché tutto il mondo fu sommerso, salvo poche vette di monti, e tutte le creature mortali parvero perdute, salvo Deucalione e Pirra.

L’arca navigò per nove giorni e infine, quando la furia delle acque si placò, andò a posarsi sul monte Parnaso o, come altri dicono, sul monte Etna o sul monte Athos, o sul monte Otri in Tessaglia. Si dice che Deucalione fu rassicurato da una colomba che aveva mandato a esplorare in volo la regione circostante. Sbarcati sani e salvi, Deucalione e Pirra offrirono un sacrificio a Zeus Padre, che salva i fuggiaschi e andarono a pregare nel santuario di Temi, presso il fiume Cefiso: il tetto era coperto d’alghe le ceneri dell’altare ormai fredde. Essi supplicarono umilmente che il genere umano potesse rivivere e Zeus, udendo le loro voci da lontano, mandò Ermes a dir loro che qualunque cosa chiedessero sarebbe stata concessa. Apparve allora Temi in persona e ordinò; “Chinate il capo e gettatevi dietro le spalle le ossa di vostra madre!” Poiché Deucalione e Pirra avevano madri diverse, ambedue morte, capirono che la Titanessa alludeva alla Madre Terra e che le sue ossa erano le pietre sparse lungo le rive del fiume. Abbassando dunque il capo, raccolsero codeste pietre e se le gettarono alle spalle, e le pietre si trasformarono in uomini o donne, a seconda che fossero state gettate da Deucalione o da Pirra. Così rinacque il genere umano e da quel giorno “gente” (laos) e “pietra” (laas) sono state designate più o meno con la stessa parola in molte lingue. II mito del diluvio di Deucalione, che evidentemente i portatori della cultura elladica importarono dall’Asia, ha la stessa origine della leggenda biblica di Noè. Ma benché l’invenzione del vino. attribuita a Noè, formi il nucleo di una storia ebraica a sfondo morale, che incidentalmente tende a giustificare l’asservimento dei Cananei a opera dei loro conquistatori Cassiti e Semiti, i Greci negarono a Deucalione il merito di aver coltivato la vite e lo attribuirono a Dioniso. Deucalione, tuttavia, è descritto come fratello di Arianna che divenne, a opera di Dioniso, progenitrice di molte tribù osservanti il culto del vino (vedi 27 8), e mantenne il suo nome che significa “marinaio del vino nuovo” (da deucos e halieus). Il mito di Deucalione ricorda l’alluvione che si verificò in Mesopotamia nel terzo millennio prima di Cristo, ma si ricollega anche alle feste dell’Anno Nuovo celebrate in Babilonia, in Siria e in Palestina. In queste feste si onorava Parnapishtim che aveva versato il dolce vino nuovo ai costruttori dell’arca, nella quale (secondo il poema babilonese di Gilgamesh) egli era scampato con la sua famiglia al diluvio scatenato dalla dea Ishtar. L’arca era la nave della Luna e la festa era celebrata come cerimonia propiziatoria delle piogge autunnali in onore della luna nuova che precedeva immediatamente l’equinozio d’autunno. Ishtar, nel mito greco, viene chiamata Pirra, che è il nome della dea-madre dei Puresati (Filistei), una popolazione cretese che giunse in Palestina attraverso la Cilicia verso il 1200 a. C. In greco pyrrha significa rosso ardente ed è un aggettivo che si usa per designare la vite.

Tuttavia, come si seppe poi, Deucalione e Pirra non furono gli unici sopravvissuti al diluvio, poiché Megaro, figlio di Zeus, fu strappato dal sonno dalle grida di certe gru che gli raccomandavano di rifugiarsi sulla vetta del monte Gerania, che infatti non fu sommerso dalle acque, Un altro scampato fu Cerambo del Pelio che, trasformato in scarabeo dalle Ninfe, volò sulla vetta del Parnaso. Parimenti, gli abitanti di Parnasso, una città fondata da Parnaso, figlio di Poseidone, che inventò l’arte augurale, furono destati dagli ululati dei lupi e li seguirono sulla cima del monte. In onore dei lupi, appunto, chiamarono poi Licorea la loro nuova città. II diluvio ebbe dunque scarso effetto, poiché alcuni dei Parnasi emigrarono in Arcadia e fecero rivivere gli orrendi riti di Licaone. Ancor oggi un fanciullo viene sacrificato a Zeus Liceo e le sue interiora sono unite ad altre in una zuppa, che è poi servita a un gruppo di pastori riuniti presso un torrente. Il pastore che mangia le interiora del fanciullo (assegnate a lui dopo estrazione a sorte) comincia a ululare come un lupo, appende le sue vesti a una quercia e diventa un licantropo. Per otto anni vaga in branco con i lupi, ma se si astiene dal mangiare carne umana per tutto quel periodo, può ritornare al luogo della riunione, attraversare a nuoto il fiume e riprendere le sue vesti. Non molto tempo fa, un Parnasio di nome Damarco passò otto anni coi lupi, poi ridivenne un essere umano e dopo essersi esercitato a lungo in palestra vinse la gara di pugilato nei giochi Olimpici. Codesto Deucalione era fratello della cretese Arianna padre di Oresteo, re dei Locresi Ozoli; ai tempi di Oresteo una cagna bianca partorì un virgulto che Oresteo piantò e che crebbe diventando una vite. Un altro dei suoi figli, Anfizione, accolse, ospitalmente Dioniso e fu il primo uomo che mescolò il vino con l’acqua. Ma il maggiore e più famoso dei figli di Deucalione fu Elleno, padre di tutti i greci.

Il mito del diluvio di Deucalione, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

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