Il mito di Eos, l’Aurora

Il mito di Eos, l’Aurora

Al termine di ogni notte, Eos dalle rosee dita e dal manto color zafferano, figlia dei Titani Iperione e Tia, si alza dal suo giaciglio a oriente, sale sul cocchio tirato dai cavalli Lampo e Fetonte e corre verso l’Olimpo, dove annuncia l’approssimarsi di suo fratello Elio. Quando Elio appare, Eos diventa Emera e lo accompagna nei suoi viaggi finché, trasformatasi in Espera, ne annuncia il felice arrivo sulle spiagge occidentali dell’Oceano.

Afrodite si irritò un giorno trovando Ares nel letto di Eos, e condannò costei ad ardere di desiderio per i giovani mortali; subito Eos cominciò segretamente a sedurli; dapprima Orione, poi Cefalo; poi dito, nipote di Melampo; Eos era tuttavia maritata ad Astreo, discendente dei Titani, cui essa generò non soltanto i Venti del Nord, dell’Ovest e del Sud, ma anche Fosforo e, come taluni vogliono, tutte le altre stelle del cielo. Eos rapì infine Ganimede e Titono, figli di Troo o di Ilo. Quando Zeus le sottrasse Ganimede, essa lo supplicò di rendere Titono immortale e Zeus acconsentì. Ma Eos si scordò di chiedere per lui anche il dono della perpetua giovinezza, che Selene già aveva ottenuto per Endimione; e Titono divenne ogni giorno più vecchio, canuto e grinzoso, la sua voce si fece stridula e, quando fu stanca di badare a lui, Eos lo chiuse nella sua stanza da letto, dove Titono si trasformò in cicala.

Il mito di Eos, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

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