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Il mito di Agamennone – La morte del re

Il mito di Agamennone – La morte del re

Il racconto del mito di Agamennone è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 27: Agamennone – Il re dei re.

Se non ricordi bene come mai Clitemnestra vuole vendicarsi di Agamennone leggi: Il mito di Agamennone – Tradimento della fiducia: Agamennone e Ifigenia

Se vuoi una panoramica completa della saga mitologica della famiglia di Agamennone ascolta la trasmissione con Andreas Barella Mitologia Express – Gli Atridi: una famiglia rosso sangue

Durante il viaggio di ritorno da Troia, Agamennone fu protetto da Era (o Latona), moglie di Zeus, che salvò la sua nave da una violenta tempesta, che invece aveva investito le navi dei principi greci e aveva spinto Menelao fino in Egitto.

Clitemnestra, la moglie di Agamennone, aveva precedentemente persuaso il marito ad accendere un falò sul monte Ida non appena avesse espugnato Troia. Una sentinella stava in piedi sul tetto del palazzo di Micene in attesa di scorgere quel fuoco; e quando lo vide, corse a comunicarlo a Clitemnestra. Questa indisse grandi festeggiamenti con ricchi sacrifici agli dèi, simulando riconoscenza e gioia; Egisto, cugino di Agamennone intanto, approntava il suo piano, mise uno degli uomini più fidati di guardia sulla torre presso il mare e gli promise una generosa ricompensa non appena gli avesse annunciato lo sbarco di Agamennone.

Dopo il viaggio fortunoso, Agamennone sbarcò in patria. Portava con sé, come parte del bottino e come sua concubina, la principessa Cassandra, sorella di Paride e sacerdotessa di Apollo, che aveva il dono della preveggenza ma anche la maledizione divina di non essere mai creduta. All’ingresso del palazzo ella ammonì il re di non entrare presagendo l’attentato, ancora una volta non fu creduta e il re non l’ascoltò.

Secondo Pindaro e i tragici greci, Agamennone venne ucciso con un lábrys (λάβρυς), mentre si trovava solo nel bagno. Su istigazione di Egisto, la moglie lo imbrigliò prima nella rete che gli aveva gettato addosso, poi lo colpì. Subito dopo, Clitemnestra si scagliò anche contro Cassandra e, con la stessa arma, la uccise. Il suo sordo rancore per il sacrificio di Ifigenia e la gelosia per Cassandra, avevano finalmente attuato la vendetta di Tieste, come era stato predetto dall’oracolo di Delfi.

ll mito di Agamennone, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.

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Recensione: Agamennone – Il re dei re

Recensione: Agamennone – Il re dei re

“Nessun altro portò a Troia tante navi come lui, tanti soldati e carri da guerra. Cento navi piene dei guerrieri più forti, scelti dalle molte città; Agamennone li guidava combattendo avvolto nella siua armatura di bronzo rilucente nel sole.” (Giulio Guidorizzi, Io, Agamennone)

Dal risvolto di copertina: “È famosa nell’immaginario comune la maschera funeraria in oro ritrovata a Micene e identificata come quella di Agamennone, ma cosa si nasconde dietro questo volto? Le origini del personaggio si perdono nel tempo: una stirpe maledetta, quella di Pelope, signore della città di Pisa, figlio di Tantalo e padre di Atreo avuto dalla moglie Ippodamia. Atreo, insieme al fratello Tieste, avrebbe poi ucciso il fratellastro Crisippo, un delitto che gli attirò l’ira paterna e la condanna all’esilio. Così i due fratelli si rifugiarono a Micenee successivamente ne assunsero il governo. Agamennone eredita il regno e la condanna. Eroe dell’Iliade, valoroso combattente del “poema della forma”, come lo definì Simone Weil, infine vincitore della guerra ma destinato a una morte violenta per mano della moglie Clitemnestra, che vendica così la morte della figlia Ifigenia da lui sacrificata per consentire la partenza della flotta greca verso Troia. Una vicenda complessa che, come molta della mitologia greca, è soprattutto lotta contro il destino.

Dall’introduzione di Giulio Guidorizzi: “Agamennone esprime, nei racconti, tutta la forza torva e grandiosa del mondo miceneo, rivelato dalle sue rovine: la porta dei leoni che segna l’ingresso in una cittadella possente, con mura fatte di enormi blocchi di pietra, un nido d’aquila in cui si percepisce il fascino di un’epoca grande e terribile. Il re dei re dipinge la cecità dei grandi: camminano come fossero onnipotenti, eppure dalla grandezza alla rovina il passo è brevissimo. Sembra che il destino di Agamennone, con l’ombra di potere funesto che si allarga sulla sua stirpe, sia quello di rappresentare appunto la grandezza e i limiti del potere, e insieme il ritmo inesorabile del destino che attende di compiersi su tutti, e nel modo più crudele, travolgendo gloria e grandezza.”

Oltre alla narrazione del mito, il volume contiene anche approfondimenti sulla sua fortuna nel corso dei secoli, in tutte le forme artistiche: letteratura (con una ricca antologia di testi classici sul mito), pittura, teatro, cinema. Inoltre vi è una tavola genealogica, e un ricco apparato bibliografico e sitografico. Il volume su Agamennone è curato da Caterina Barone, docente di Storia del teatro antico greco e latino e Drammaturgia antica presso l’Università degli studi di Padova. Qui i suoi ultimi volumi pubblicati.

L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012). Qui una lista di suoi volumi sul mito greco.

Ascolta la trasmissione Mitologia Express – Gli Atridi: una famiglia rosso sangue
Il mito di Agamennone – Tradimento della fiducia: Agamennone e Ifigenia
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Il mito di Achille – L’ira funesta

Il mito di Achille – L’ira funesta

Il racconto del mito di Achille è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 19: Achille – Il guerriero vulnerabile.

Scoccò il secondo anno della guerra di Troia: giunse la primavera e i combattimenti ripresero. Nel primo scontro Achille invitò Ettore a farsi avanti ma il vigile Eleno gli trafisse il palmo della mano con una freccia scoccata da un arco d’avorio, dono d’amore di Apollo, e lo costrinse ad arretrare. Zeus stesso guidò al bersaglio la punta della freccia, e subito decise di dare un po’ di requie ai Troiani scoraggiati dalle incursioni dei Greci lungo le coste e dalla conseguente diserzione di certi alleati asiatici. Zeus colpì i Greci con una pestilenza e mise in urto Achille con gli altri suoi compagni. Quando Crise venne al campo per riscattare Criseide, Zeus indusse Agamennone a scacciarlo con ingiuriose parole; Apollo, invocato da Crise, si piazzò presso le navi e per giorni e giorni, incessantemente, scagliò le sue frecce tra i Greci. Gli uomini perirono a centinaia benché, come spesso accade, né re né principi fossero colpiti; al decimo giorno Calcante rivelò la presenza del dio. Per invito di Calcante, Agamennone, sia pure a malincuore, rimandò Criseide al padre con doni propiziatori, ma trovò presto un compenso a quella perdita togliendo Briseide ad Achille, che l’aveva avuta in sorte come schiava nella spartizione del bottino. Al che Achille, furibondo, dichiarò che non avrebbe più preso parte alla guerra; e sua madre Teti, indignata, interpellò Zeus, che le promise soddisfazione per Achille. Quando i Troiani si resero conto che Achille e i suoi Mirmidoni si erano ritirati dalla battaglia, ripresero animo e fecero un’audace sortita. Agamennone, allarmato, propose una tregua durante la quale Paride e Menelao si sarebbero battuti in duello per decidere la sorte di Elena e del tesoro rubato. Il duello tuttavia ebbe esito incerto perché Afrodite, quando vide che Paride stava avendo la peggio, lo avvolse in una magica nube e lo trasportò a Troia. Era allora incaricò Atena di rompere la tregua inducendo Pandaro, figlio di Licaone, a scoccare una freccia contro Menelao; al tempo stesso la dea diede a Diomede l’ispirazione di uccidere Pandaro e di ferire Enea e la madre sua Afrodite.

Agamennone, disperato, mandò Fenice, Odisseo, Aiace e due araldi alla tenda di Achille, con l’incarico di offrirgli, per placarlo, innumerevoli doni e la restituzione di Briseide (ancora vergine, come Agamennone era pronto a giurare), se avesse acconsentito a combattere ancora. Occorre qui spiegare che Crise, frattanto, aveva riportato all’accampamento greco sua figlia, che sosteneva di essere stata trattata con molta cortesia da Agamennone e desiderava rimanere con lui: essa era infatti incinta e più tardi diede alla luce Crise secondo, un bimbo la cui paternità era dubbia. Achille accolse i messaggeri con un gentile sorriso, ma rifiutò le loro offerte e dichiarò che l’indomani mattina sarebbe salpato per ritornare in patria. Il giorno seguente, tuttavia, dopo un’aspra battaglia durante la quale Agamennone, Odisseo, Euripilo e Macaone il chirurgo furono feriti, i Greci ripiegarono ed Ettore aprì una breccia nel loro muro. Incoraggiato da Apollo, Ettore si spinse poi verso le navi e nonostante l’aiuto dato da Poseidone ai due Aiaci e a Idomeneo, irruppe nelle linee greche. A questo punto Era, che odiava i Troiani, prese in prestito la cintura di Afrodite e indusse Zeus ad andare a letto con lei; questa astuzia permise a Poseidone di capovolgere le sorti della battaglia in favore dei Greci. Ma Zeus, accortosi di essere stato gabbato, rianimò Ettore che era stato intontito da Aiace con una grossa pietra, ordinò a Poseidone di allontanarsi dal campo di battaglia e rinfocolò il valore dei Troiani. Essi avanzarono di nuovo; Medone uccise Perifete, figlio di Copreo, e molti altri campioni. Perfino il Grande Aiace fu costretto a indietreggiare, e Achille, quando vide alzarsi le fiamme dalla nave di Protesilao incendiata dai Troiani, si scordò del suo rancore e incitò i Mirmidoni ad accorrere in aiuto di Patroclo. Questi aveva scagliato la lancia nel folto dei Troiani riuniti attorno alla nave di Protesilao e aveva trafitto Pirecmo, re dei Peoni. Allora i Troiani, scambiando Patroclo per Achille, fuggirono. Patroclo spense l’incendio, salvò la nave e abbattè Sarpedone. Benché Glauco cercasse di radunare i Lici per impedire che il corpo di Sarpedone fosse spogliato. Zeus permise che Patroclo inseguisse l’esercito nemico fino alle mura di Troia. Ettore fu il primo a ritirarsi, perché gravemente ferito da Aiace.

Patroclo frattanto incalzava da presso i nemici, e avrebbe conquistato Troia da solo se Apollo in gran fretta non fosse salito sulle mura respingendo per tre volte Patroclo con lo scudo, mentre questi tentava di dare la scalata. La battaglia si protrasse fino al calar della notte allorché Apollo, avvolto in una fitta nebbia, assalì Patroclo alle spalle e lo colpì con forza tra le scapole. Patroclo strabuzzò gli occhi, l’elmo gli cadde dal capo, la sua lancia andò in mille pezzi e lo scudo rotolò a terra; e Apollo con un sorriso maligno gli slacciò la corazza. Euforbo figlio di Pantoo vedendo Patroclo ridotto in quello stato, lo ferì senza timore che egli reagisse, e mentre Patroclo si allontanava barcollando, Ettore, ritornato sul campo di battaglia, lo finì con un solo colpo di lancia. Accorse Menelao e uccise Euforbo (che si dice, fra l’altro, si sia reincarnato in seguito nel filosofo Pitagora); poi ritornò alla sua tenda con le spoglie del nemico morto, lasciando che Ettore levasse a Patroclo l’armatura. Menelao e il Grande Aiace ritornarono sul posto e insieme difesero il cadavere di Patroclo fino al crepuscolo, quando riuscirono a portarlo in salvo presso le navi. Achille, avuta la triste notizia, si rotolò tra la polvere abbandonandosi a una crisi di disperazione. Teti entrò nella tenda del figlio recandogli una nuova armatura che comprendeva anche un paio di preziosi schinieri forgiati da Efesio. Achille diede subito di piglio alle armi, si riconciliò con Agamennone (che gli restituì Briseide intatta dicendo di averla voluta per puntiglio e non per desiderio) e uscì dalla tenda per vendicare Patroclo. Nessuno poté resistere alla sua furia. I Troiani ruppero le file e corsero verso lo Scamandro, dove Achille li divise in due gruppi, respingendone uno verso le mura della città e l’altro nelle acque del fiume. Il dio del fiume si precipitò su Achille con violenza, ma Efesio prese le difese dell’eroe e prosciugò le acque col calore di una fiammata improvvisa. I Troiani superstiti si rifugiarono in città come un branco di cerbiatti terrorizzati.

Quando infine Achille si trovò a faccia a faccia con Ettore e lo sfidò a duello, le due schiere nemiche arretrarono e rimasero a guardare attonite. Ettore voltò le spalle all’avversario e cominciò a correre attorno alle mura della città: con tale manovra sperava di stancare Achille che per molto tempo era rimasto inattivo e doveva dunque avere il fiato corto. Ma si sbagliava. Achille lo inseguì per tre volte attorno alle mura, sempre pronto a precederlo e a sbarrargli il passo se Ettore cercava rifugio presso una porta per ricorrere all’aiuto dei suoi fratelli. Infine Ettore si fermò, deciso a sostenere l’attacco, e subito Achille gli trapassò il petto e rifiutò di concedere il favore che Ettore morente implorava: che il suo corpo potesse essere riscattato per le esequie. Impossessatosi dell’armatura del morto. Achille gli tagliò la carne dietro i tendini dei talloni, passò strisce di cuoio nei fori e le legò al suo cocchio, poi incitati con la frusta Balio, Xanto e Pedaso, trascinò il cadavere verso le navi al piccolo trotto. La testa di Ettore, coi neri riccioli spioventi, sollevò una nube di polvere. Achille si occupò poi delle esequie di Patroclo. Quasi a placare il dolore per la morte di Patroclo, Achille si alzava ogni mattina e trascinava tre volte il corpo di Ettore attorno alla tomba dell’amico perduto. Tuttavia Apollo protesse il cadavere impedendo che si corrompesse o lacerasse e infine, per ordine di Zeus, Ermete guidò Priamo al campo greco col favore delle tenebre e indusse Achille ad accettare il prezzo del riscatto. In quella occasione Priamo si dimostrò molto magnanimo nei confronti di Achille, poiché lo trovò addormentato nella sua tenda e avrebbe potuto facilmente ucciderlo. Il prezzo del riscatto fu fissato in tanto oro quanto pesava il corpo di Ettore. I Greci portarono una bilancia dinanzi alle mura della città, posero il cadavere su un piatto e invitarono i Troiani a gettare oro sull’altro piatto. Quando già si era dato fondo al tesoro di Priamo e il greve corpo di Ettore ancora premeva il piatto della bilancia verso il basso, Polissena, che stava a guardare dalle mura, gettò giù i suoi braccialetti per completare il peso. Pieno di ammirazione, Achille disse a Priamo: «Tieniti il tuo oro; preferisco barattare il corpo di Ettore con Polissena. Dammela in sposa, e se restituirai Elena a Menelao, mi incaricherò di ristabilire la pace tra il mio popolo e il tuo». Ma a Priamo, per il momento, bastava riscattare il corpo di Ettore con l’oro. Promise tuttavia di dare Polissena in sposa ad Achille se egli avesse indotto i Greci ad andarsene senza Elena. Achille replicò che avrebbe fatto il possibile, e Priamo si portò via il cadavere del figlio.

ll mito di Achille, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

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Recensione: Achille – Il guerriero vulnerabile

Recensione: Achille – Il guerriero vulnerabile

“In qualche modo bisognerà pur morire, e allora facciamolo qui, almeno daremo a qualcuno la sua gloria, o qualcuno la darà a noi.” (Alessandro Baricco, Omero, Iliade)

Dal risvolto di copertina: “Oltre l’immagine classica di forza e bellezza, di invincibilità – se non fosse per il noto tallone – e di fascino, leggiamo in queste pagine di un Achille dalla storia complessa. Nato da un matrimonio combinato dagli dèi, quello di Peleo e Teti, venne cresciuto dal centauro Chirone, ma fu da sempre predestinato alla guerra e alla morte sotto le mura di Troia. Fu amato da tanti: dalla principessa Deidamia che gli diede il figlio Neottolemo, da Patroclo, l’amico più intimo, da Briseide, fatta schiava… anche d’amore. Senza dimenticare l’immortale madre, Teti, una divinità marina che da vicino seguì, per tutta la sua vita, le vicende del figlio, intervenendo, dove poteva, a suo favore. Dalle donne al campo di battaglia, l’indimenticabile e feroce sfida con Ettore e la condanna finale. Il tutto sotto il vigile controllo divino: un eroe che non sfuggì a ciò che gli dèi avevano scritto per lui.”

Dall’introduzione di Giulio Guidorizzi: “Generoso, efferato, istintivo, invincibile: Achille è un nodo di contraddizioni ma appunto per questo nessun altro personaggio di Omero è più grande ed esemplare di lui. ‘Io – dice in un passo dell’Iliade – odio chi ha una parola sulla bocca e un’altra nel cuore.’ il contrario di Ulisse (infatti i due non si amano) che è tutto astuzia e prudenza. In generale, Achille fu per i Greci il perfetto modello di vita eroica.”

Oltre alla narrazione del mito, il volume contiene anche approfondimenti sulla sua fortuna nel corso dei secoli, in tutte le forme artistiche: letteratura (con una ricca antologia di testi classici sul mito), pittura, teatro, cinema. Inoltre vi è una tavola genealogica, e un ricco apparato bibliografico e sitografico. Il volume su Elena è curato da Tommaso Braccini, docente di filologia classica presso l’università di Torino. Qui gli ultimi volumi pubblicati.

L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012). Qui una lista di suoi volumi sul mito greco.

Il racconto del mito di Achille – L’ira funesta.
Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.

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Eneide: un riassunto dei contenuti pubblicati

Eneide: un riassunto dei contenuti pubblicati

Nel corso degli anni abbiamo pubblicato diversi post inerenti l’Eneide di Virgilio. Per vostra comodità vi rimettiamo tutti i link qua sotto. Buona lettura!

L’Eneide – Introduzione
L’Eneide – Il pio Enea
L’Eneide – Quale versione leggere?
L’Eneide – Turno, il re guerriero
L’Eneide – Venere vs. Giunone
L’Eneide – Son pensieri in libertà
L’Eneide – Le vittime guerriere
Enea – L’eroe di una nuova dinastia
Il mito di Enea – Origini e Guerra di Troia – Parte 1 (di 3)
Il mito di Enea – Fuga da Troia, lungo viaggio per mare, il Lazio – Parte 2 (di 3)
Il mito di Enea – Riassunto scolastico dell’Eneide – Parte 3 (di 3)

 

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