Recensione: Narciso – La morte, lo specchio e l’amore

Recensione: Narciso – La morte, lo specchio e l’amore

“Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire. Lei sta tanto a mirarsi in codesto specchio, in tutti gli specchi, perché non vive; non sa, non può o non vuole vivere. Vuole troppo conoscersi, e non vive.” (Luigi Pirandello, Uno, nessuno, centomila)

Dal risvolto di copertina: “Un mito che è poesia, e allo stesso momento è aperto a infinite invenzioni e varianti: Narciso che respinge gli amanti di ambo i sessi, che si specchia nella fonte e si innamora per sempre della sua immagine riflessa. In Ovidio è figlio della Ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso, ma nei secoli della cultura “classica”, dalle origini sino all’inizio dell’età ellenistica, è del tutto sconosciuto. Personaggio amato dagli scrittori latini e medievali, a partire dalla versione dominante di Ovidio che lo elabora e rende celebre nelle sue Metamorfosi, citato da Stazio e dai suoi commentatori nelle Silvae e nella Tebaide, noto agli scrittori greci, da Filostrato a Pausania e Plotino, per poi arrivare a Boccaccio e alla cultura europea dell’Umanesimo e del Rinascimento, e infine diventare celebre nell’età moderna (secoli XVI-XIX) e contemporanea. Non è difficile prevedere che la sua capacità generativa, nelle arti, sia destinata a crescere in futuro, come già sta avvenendo nella diffusione mediatica attuale.”

Dall’introduzione di Giulio Guidorizzi: “In una mitologia piena di dèi ed eroi c’è posto anche per un ragazzo comune che non compì nessuna impresa: l’unica fu quella di specchiarsi a una fonte. Il suo mito non parla di azioni ma di uno stato, di un modo di essere fisso e bloccato. Il tempo passa attorno a lui, ma Narciso non se ne accorge. Narciso, comunque, non si annullò completamente perché divenne fiore. Questo mito fa parte quindi di una categoria mitica tipica della cultura greca, vale a dire quella della metamorfosi. Per concludere, tornando al nostro ragazzo che cadde nella fonte per troppa brama di sé, e anche per troppa brama di bellezza, viene da ricordare quanto scrisse un erudito tardo (citato dal bizantino Lessico Suda): un giorno in cui Narciso rimirava la propria bellezza nella fonte, le Ninfe cha abitavano lì emersero dall’acqua e gli dissero ‘molti ti odieranno, se amerai te stesso.’”

Oltre alla narrazione del mito, il volume contiene anche approfondimenti sulla sua fortuna nel corso dei secoli, in tutte le forme artistiche: letteratura (con una ricca antologia di testi classici sul mito), pittura, teatro, cinema. Inoltre vi è una tavola genealogica, e un ricco apparato bibliografico e sitografico. Il volume su Narciso è curato da Ezio Pellizer, già professore di Letteratura greca presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste. Qui gli ultimi volumi pubblicati.

L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012). Qui una lista di suoi volumi sul mito greco.

Il racconto del mito di Narciso
Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.

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